giovedì 2 maggio – ore 21:00
di e con Andrea Zoboli
Il 1966 è l’anno che cambia la musica in Italia, non solo nelle classifiche, ma anche in senso figurato: una nuova generazione scende in strada per rivendicare la propria orgogliosa presa di distanze dalla società tradizionale, e canzone e lotta politica diventano una cosa sola. Ma i tempi degli happening durano poco: la morte di Paolo Rossi alla Sapienza, i moti di Battipaglia, le prime bombe fasciste ed infine Piazza Fontana spalancano a quei giovani l’età adulta, con la sua ferocia, e anche la musica diventa militante. Al terrorismo nero e alle stragi di stato subentrano gli omicidi brigatisti e le P38 nei cortei, la crisi economica del ’73 picchia duro e arriva l’eroina. E così, dieci anni dopo molti dei giovani del ’66 cominciano a ritirarsi al privato e con loro la generazione di musicisti che li aveva accompagnati. Sono anni di assalti ai palchi, autoriduttori e processi ai cantautori, perché certe melensaggini da hit parade non piacciono a chi resta sulla strada. Eppure, in quegli anni di piombo fiorivano dischi d’oro.
Una lezione-spettacolo tutta da cantare, tra musica, eccezionali documenti storici e la giusta dose di ironia.
BIO
Andrea Zoboli è scienziato politico, conduce su Radio Città del Capo la trasmissione “Ma che musica, Presidente!” nella quale racconta storie di musica e politica da tutto il mondo, che nei prossimi mesi saranno anche raccolte in un saggio per Odoya