Potrai vederli tutti venerdì 27 ottobre, alla Scuola FMAV in via Giardini 160
Brand New Life
Razan Wirjosandjojo, regia; Angga Bakti Effendi direttore della fotografia e cameraman; Bayu Roy Pradana musiche; Ratna Putri Wardani, produzione; Wahib Arif fotografia
Videodanza ispirato alla propaganda del “Gerakan Hidoep Baroe/Movimento Nuova Vita” nato tra Saiko Shikikan e Chuo Sangi-In sotto l’imperialismo giapponese in Indonesia nel 1945. Questo movimento è portato avanti da 33 rivoluzionari come innesco per il movimento nazionale nell’economia e sviluppo delle infrastrutture. Questo lavoro riflette la storia passata per vedere l’utilizzo della propaganda nella realtà odierna. Questo lavoro mette in discussione il rapporto tra l’autorità dominante e il pubblico che è legato da un sistema basato sull’economia.
Vitamin D
Kenne Felipe, regia; João Henrique e Kennedy Lucas, fotografia
Vitamin D è un tentativo di guardare al passato pensando al presente come possibilità per comprendere meglio le divergenze della contemporaneità. Tra muri, ombra e sete, al tramonto o all’alba, il corpo si mette in uno stato di esposizione coinvolto nella poesia delle memorie e delle storie del corpo che si costituiscono attraverso il tempo, lo spazio, la tensione e il conflitto.
What does the wind take?
Kenne Felipe, regia e fotografia; Flavia Luana, danzatrice
Giochiamo con corpo, voce e parole al flusso del vento, perdiamo e acquisiamo possibilità di godere delle esperienze che emergono dagli spostamenti e dai sentimenti legati allo scorrere del tempo dentro di noi. Ciò che porta il vento è una riflessione sulle forze invisibili dello spazio nella riscoperta di luoghi possibili e abitabili.
String Quartet n. 5
Marco Saccani, regia; Rebecca Lanzoni danzatrice; Giulia Lanzoni, assistente alla regia; Laura Lanzoni, riprese; Silvia Bini, assistente alla produzione; Kronos Quartet musiche
Quartetto d’archi No.5 è una produzione cinematografica di 24 ore resa possibile da SOLO Interactive e dalla Venerdì Film Crew. Girato a Mantova il 07/01/2022. Questo progetto prende vita dalla musica del titolo. L’intera ripresa è un’improvvisazione della ballerina, i suoi movimenti seguono il ritmo delirante della musica. Sembra che stia fuggendo da qualcosa che sta cercando di lasciarsi alle spalle, ma allo stesso tempo insegue lo spettatore nel tentativo di raggiungere qualcosa che sembra ancora fuori dalla sua portata.
Open Field – Perspective
Gabriela Jung e Camila Fersi, regia; interpreti Bruna Fiuza, Camila Fersi, Carol Martins, Elisa Menezes, Gabriela Jung, Helena Matriciano, Jo Sefarty, Julia Pechman, Maria Raquel Lima Passos, Natália Quinderé, Tamara Rothstein, Tatiana Kessedjian
Questa videodanza è un’edizione coreografica di riprese di jam di improvvisazione all’Open Field – incontri virtuali durante il periodo di distanziamento sociale – che evidenzia le relazioni tra danze e spazi diversi e combina diversi angoli di visione sulla stessa danza.
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Ecos
Gabriela Jung, regia; interpreti Gabriela Jung e Tamara Rothstein
Incontro attraverso la casa, attraverso la pelle, uno schermo da lontano risuona nel corpo, pulsa in movimento e crea un corpo comune. Ecos è una videodanza nata dal montaggio dell’incontro settimanale di improvvisazione Campo Aberto giocando con la sovrapposizione di immagine e movimento.
NEW HORIZONS Shooma
Martina Nevistic Vukobrat, regia; Nina Bajsic, sceneggiatura; Petra Valentic produzione; Martina Nevistic Vukobrat, coreografia e danza
Alla ricerca di uno sguardo alternativo che si concentri sul dettaglio, sul minimalismo del movimento, sulla geometria e sulla trasformazione delle forme prodotte dal corpo in movimento, il film nel suo modo e ambientazione specifici, sperimenta i confini della percezione dello spettatore, giocando con esposizioni moltiplicate di corpo nello spazio o nello sfondo su cui si muove. Intrecciando i media della performance dal vivo e del film si apre un nuovo spazio, che espande l’orizzonte delle aspettative che esistono in un ambiente teatrale.
In-contro
Roberto Cherubini, regia; Ilaria Ignesti interprete
IN-CONTRO è un progetto che nasce dal desiderio di indagare le relazioni e le correlazioni tra il concetto di spazio e di tempo. L’obiettivo è offrire una visione della realtà che presuppone una logica illogica, per cui due stessi corpi condividono contemporaneamente lo stesso spazio. L’idea mira a provocare riflessioni sull’illusione di vivere una realtà condivisa e concreta online, dove ciò che percepiamo come tangibile è piuttosto surreale, poiché sottoposto a personale interpretazione e variazioni di spazio e tempo.
A fire in my belly
Elie Polyrock Haddad, montaggio; Naomi Kats, coreografia e danza; Anna (AZAMI) Huszak, musiche; Naomi Kats, scrittura testo e voce narrante
“Vai e spara a ciò che è già finito. Vai a discutere su ciò che è possibile. Per la mia dolce metà”.
Questo videodanza è una coproduzione israeliana realizzata dalla ballerina Naomi Kats con il direttore della fotografia Elie Polyrock Haddad. Il film offre l’opportunità di ingrandire una storia di vita.
X Fastidiosa
Tizo All e Marc Philipp Gabriel, regia; Tizo All e Marc Philipp Gabriel, interpreti; Tizo All, coreografia; Marc Philipp Gabriel, musiche
Negli uliveti colpiti dalla pandemia della Puglia, nel Sud Italia, due corpi umani emergono dagli alberi per una danza della morte. Il film è una risposta artistica alla rapida diffusione del batterio xylella fastidiosa nel Sud Italia a causa della mancanza di biodiversità negli uliveti monocolturali secolari. Oltre il 60% degli alberi sono stati infettati e stanno morendo senza cura. Gli olivicoltori locali vengono privati del loro reddito.
Abitar-SI
Giusy Franzese, regia, sceneggiatura, produzione
Il corpo: dimora e abitante. Il corpo è la nostra casa primordiale e veniamo al mondo abitando quello in cui siamo procreati. Il corpo è per ogni essere umano la prima casa, lo spazio, l’habitat della sua prima formazione. Alla nascita siamo poi chiamati ad abitare il nostro corpo, a conoscerlo e imparare attraverso di esso, ad ascoltarlo e ad amarlo perché in esso – e non fuori di esso – costruiamo la rete di relazioni che danno senso e contenuto al nostro corpo. il nostro abitare il mondo. A sua volta, il corpo che abitiamo quando veniamo al mondo è un corpo abitante, un corpo che abita già lo spazio che ci circonda senza bisogno di un luogo fisico. È possibile spostarsi da qualsiasi luogo ma non da sé stessi e per questo sarebbe saggio prendersi cura della propria casa dalla quale, infatti, non si può scappare
Zero
Elisa Morciano, regia, scrittura, danza; Marco Puzzello, produzione, danza, musiche
Un giorno tra tanti sono nato. Perso nel tentativo di essere qualcuno, finalmente un rifugio. Corpo, pelle, capelli, granelli di sabbia: il mio spazio interiore si aggrega attraverso la mia carne e le mie ossa e si disintegra sotto forma di sassi, detriti, rocce erose dal mare e dal vento nel corso degli anni e dei secoli. Rocce e sassi come ossa, sabbia e vento come anima. Finalmente scomparendo, finalmente esistente. Io e il tutto: zero gradi di separazione.
Travel warning
Marie Haußdörfer, regia, sceneggiatura, coreografia, danza
Travel Warning è un film su di noi che cerchiamo di raggiungere il luogo in cui vogliamo essere. La protagonista è una giovane donna vestita di rosso, in viaggio con la sua valigia rossa. Intorno a lei sembra che tutti stiano andando da qualche parte. Ma lei, pur essendo sempre in movimento, non arriva mai a destinazione.
Simulation #2
Jungkyun Shin, regia, sceneggiatura, produzione; Sanghyun Seo, interprete
I risultati dell’imitazione e della “messa in scena” li troviamo qui. Tutti gli elementi nello spazio tridimensionale partizionato di Simulation – le vibrazioni – sono inclusi per creare una scena particolare. Con un disastro o un’emergenza di questo tipo, i partecipanti si aspettano di apprendere alcuni modelli di comportamento pre-progettati. Ma poi accade qualcosa di inaspettato: il protagonista di Simulation si oppone, rifiutandosi di seguire lo scenario previsto. Colpito dalle vibrazioni, balza in avanti. È troppo vivo per essere definito impotente, troppo fragile per essere definito forte. Suscitando un effetto di pausa temporanea, la scena ricorda il tentativo di Brecht di trasformare il teatro da luogo di illusione a luogo di esperienza pratica. In altre parole, allontanandoci e rendendo una strana esperienza contemporanea in cui esistiamo in una forma di teatro temporaneo, Shin ci incoraggia a notare il terreno instabile – o forse artificiale – su cui ci troviamo.
We hide to be found
Camilla Montesi e Eva Rebecca Chiucchi, regia; Camilla Montesi, sceneggiatura
C’è un genuino istinto logico che ci spinge all’atto del distacco. Un istinto che mira alla costruzione di un nido in cui nascondersi, in cui dimorare mossi da calma ed eccitazione. È un nido che diventa un gioco di misure e distanze, di guardare le cose da lontano. Ma è nell’atto dell’allontanarsi che raggiungiamo l’origine della fiducia, e farsi scoprire è come uscire dalla scatola di un mago.