Italia – come muoiono le maestre.
con Magda Siti
regia Stefano Vercelli

Italia Donati, oltre che donna, era anche povera, due miserie che nessuno aveva voglia di alleviare. Nessuno tranne lei. A poco più di vent’anni, nel 1883, Italia lasciò la sua famiglia di contadini analfabeti e le quattro case di Cintolese, nel comune di Monsummano, per cominciare la sua nuova vita.
Contro ogni legge di classe, vincendo la fatica, i geloni, il terrore dell’ inadeguatezza, era riuscita a sottrarsi ai campi e alla filanda e a diventare maestra elementare. A Porciano, nel comune di Lamporecchio, a pochi chilometri da Cintolese, l’aspettava il suo primo incarico, ma anche la ragnatela di violenze che in capo a tre anni l’ avrebbero spinta al suicidio: le molestie e i ricatti sessuali del sindaco Raffaello Torrigiani, le calunnie della gente, l’ ostilità delle altre donne. Nessuno, a parte un paio di timide eccezioni, si schierò mai dalla sua parte.
Qualche anno fa mi sono imbattuta nel romanzo-inchiesta intitolato Prima della quiete. Storia di Italia Donati (Rizzoli), scritto da Elena Gianini Belotti, la saggista e scrittrice che trenta anni fa, con Dalla parte delle bambine, ha cambiato gli orizzonti di una generazione di donne.
È una storia che, oltre ad avermi emotivamente coinvolta, mi ha aperto a diverse riflessioni: dall’aspetto storico, particolarmente significativo per il cambio di legislazione scolastica dopo l’unità d’Italia, al ruolo della donna che si affaccia con difficoltà ai primi lavori non manuali
(Particolarmente interessante l’articolo di M. Serao dopo la morte di Italia comparso sul Corriere romano che riporta altri casi analoghi, le molestie sessuali e i sensi di colpa).
Ora, per una serie di coincidenze, è giunto il momento di provare a metterlo in scena, c’è la necessità di far conoscere questa storia, molto lontana ma che ha molto a che fare con l’oggi.